A seguito di una attenta analisi dei rischi e grazie alle informazioni contenute nella banca dati FALSTAFF gestita dalla Direzione Centrale Antifrode e Controlli dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, i funzionari dell’Ufficio delle Dogane della Spezia (Ufficio Antifrode), hanno individuato una serie di importazioni di cingoli per macchine agricole in violazione dei diritti di proprietà intellettuale relativi a un brevetto europeo (nella fattispecie EP 0 867 356 B1) appartenente a nota società italiana operante nel modenese.
Si tratta di un particolare tipo di "maglia" di chiusura, utilizzata per la fabbricazione dei cingoli impiegati nelle macchine agricole e di movimento terra, prodotta secondo avanzatissime tecniche di elettroerosione a filo che ne determinano un netto miglioramento delle prestazioni e della sicurezza d’impiego.
Le indagini, di notevole complessità e che hanno comportato una non facile analisi "tecnica" dei prodotti di volta in volta sottoposti a verifica doganale, hanno portato a tracciare una serie di carichi illeciti, provenienti dal Sud Est Asiatico e dagli Stati Uniti d’America, diretti a due importanti società del nord Italia operanti nello stesso settore.
In sole due settimane, sono state individuate cinque distinte operazioni doganali sospette e, grazie all’intervento di personale tecnico particolarmente qualificato, è stato possibile riconoscere diverse partite di cingoli.
Sei container sono stati sequestrati all’interno degli spazi portuali della Spezia; un settimo container è stato invece individuato quando era già uscito dal porto.
Nel prosieguo delle indagini, condotte dai funzionari doganali spezzini sotto l’egida della Procura della Repubblica della Spezia e con la collaborazione dei colleghi della Dogana di Modena, sono stati perquisiti i magazzini e i locali di deposito di una delle due società importatrici, all’interno dei quali sono state rinvenuti altri esemplari usurpativi per un controvalore commerciale di circa 300.000 euro.
Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente la merce è stata sequestrata e affidata alla giudiziale custodia del soggetto importatore.
La seconda società, invece, aveva di recente subito una ispezione doganale, anch’essa conclusasi con il sequestro di un ingente quantitativo di prodotti che violavano i diritti di proprietà intellettuale del brevetto comunitario in questione.