Il giorno 1.12.2015, all’esito di una complessa indagine durata oltre due anni, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Napoli e con l’indirizzo della Direzione Centrale Antifrode e Controlli, ufficiali di PG appartenenti alla Direzione Interregionale delle Dogane di Napoli e militari della Guardia Costiera di Napoli hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo "per equivalente" emesso dal GIP presso il Tribunale partenopeo, fino al valore di € 239.723.305,00 a carico della società KUWAIT Petroleum Italia.
Il sequestro, che ha riguardato disponibilità finanziarie e 1.146 proprietà immobiliari della Kuwait – depositi, fabbricati, edifici, aree di servizio e distributori stradali –, in tutta Italia, da Pordenone a Porto Empedocle – ha visto impegnati nelle relative attività funzionari appartenenti a 90 tra Uffici delle Dogane e SOT dislocati sul territorio nazionale.
Nella specie, l’attività traeva spunto da alcuni accertamenti nel settore delle accise eseguiti nel mese di agosto 2013 presso il deposito della Kuwait di Napoli, che facevano emergere una preordinata e dolosa condotta della società e della sua dirigenza finalizzata alla mancata adozione di un adeguato piano di smaltimento di rifiuti pericolosi.
Nel corso di quelle attività fu infatti accertato che in alcuni serbatoi – deputati invece alla ricezione di prodotti energetici - erano stoccati circa 91 milioni di litri di "acque oleose reflue".
Tali "acque oleose" risultarono essere provenienti dal lavaggio (flussaggio), a fine discarica navi, dell’oleodotto di interconnessione fra il deposito e il terminale del porto.
Dagli esiti delle analisi, queste acque di flussaggio risultarono avere un parametro COD (Chemical Oxygen Demand) tale da renderle incompatibili al trattamento nell’impianto aziendale ed essere quindi un rifiuto liquido pericoloso.
Le attività di indagine nel corso di questi due anni, nonché le attività tecniche e di accertamento analitico coordinate dalla DDA di Napoli si sono avvalse altresì della consulenza di professionalità altamente specializzate, quali docenti universitari di Chimica dell’Ambiente e di Idraulica al Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Napoli.
La perdurante e continuata condotta della società Kuwait, che ha integrato il delitto previsto dall’art. 260 del Codice dell’Ambiente, era finalizzata a non sostenere le onerose spese per lo smaltimento di tali rifiuti liquidi pericolosi, privilegiando al massimo il risparmio di fondi che avrebbero dovuto essere investiti in buone pratiche industriali e nella manutenzione ordinaria delle strutture asservite al proprio deposito.
Il decreto di sequestro preventivo è stato quindi finalizzato alla confisca della somma di € 239.723.305,00 corrispondente al profitto indiretto di cui ha beneficiato la Società Kuwait, per il mancato smaltimento dei rifiuti illecitamente stoccati e gestiti.