I funzionari della Direzione Centrale Antifrode e Controlli dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, a seguito di una complessa attività di indagine avviata nel 2013 coordinata dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Roma, hanno condotto perquisizioni e sequestri nei confronti di diversi soggetti di nazionalità cinese, unitamente a militari appartenenti all’Arma dei Carabinieri.
L’operazione scaturisce da una serie di verifiche rivolte ad accertare la regolare applicazione della disciplina dell’IVA intracomunitaria nei confronti di vari operatori nazionali. Il meccanismo fraudolento in danno dell’Erario è stato messo in atto attraverso l’utilizzo di almeno 18 società, dislocate principalmente tra l’Italia, il Regno Unito, la Romania, la Slovenia e la Germania, operanti prevalentemente nel settore merceologico dell’abbigliamento e accessori.
La frode consisteva nell’immettere in consumo merce sottofatturata di origine e provenienza cinese precedentemente dichiarata in libera pratica in Germania e nel Regno Unito, che veniva poi inviata ai destinatari italiani tramite cessioni intracomunitarie.
L’esito delle indagini ha portato al sequestro di diversi beni immobili sul territorio nazionale, sia ad uso abitativo che commerciale, autovetture di lusso, beni preziosi e conti correnti riconducibili direttamente o indirettamente ai soggetti indagati.
Gli accertamenti documentali (svolti anche attraverso gli strumenti di cooperazione previsti dalla normativa della UE) e le indagini finanziarie delegate hanno permesso di ricostruire la ramificazione dell’associazione, che operava in diversi stati dell’Unione, potendo contare inoltre su importanti punti di riferimento nei paesi asiatici. 2
Tra le condotte fraudolente contestate vi sono altresì reati tributari commessi in danno all’Erario nazionale, previsti e puniti dal D.lgs. 74/2000, per i quali è prevista la possibilità di effettuare "sequestri per equivalente".
L’analisi dei flussi finanziari facenti capo alle varie persone fisiche e giuridiche coinvolte ha permesso di accertare l’esistenza di un ingente flusso di denaro che transitava attraverso banche europee, cinesi e di Hong Kong, nella maggioranza dei casi senza alcuna giustificazione economico/contabile.
I sequestri per equivalente riguardano la sola evasione dell’IVA connessa agli scambi intracomunitari, che ammonta a circa 13 milioni di euro.